“ Si scrive ciò che si sente e si vive. Si scrive con tutto il proprio essere. E’ la sola maniera di essere onesti, di essere se stessi”.

Ivy Compton-Burnett

martedì 25 giugno 2013

MILENA MILANI ad Albisola


INCONTRO AD ALBISOLA CON MILENA MILANI
Incontro Milana Milani, dopo lunghe telefonate durate mesi e mesi, in un giorno di marzo, piovoso e poco entusiasmante. Lei attualmente risiede al Albisola, la sua amata Albisola, terra di artisti e fornaci. Prima di salire nel suo albergo mi fermo infatti alla fornace dove ogni tanto ancora lavora, guardo ammirata i suoi piatti con colori brillanti e parole e vorrei portarmene via almeno uno:ma sono solo una scrittrice, non posso permettermi opere d’arte.
Il gentile proprietario della fornace-galleria, Giovanni Poggi, saputo che sto per raggiungere Milena Milani, si assicura che abbia un appuntamento. Dice che Milena non accetta visite a sorpresa, che ha un bel caratterino, che posso togliermi dalla testa di farmi scattare una foto insieme a lei, perché non le piace posare per nessuno.
Mi smonta un po’, devo ammetterlo, e quindi salgo nella mansarda dove lei sta lavorando, un po’ intimidita. Dal personaggio certo, ma anche dalle descrizioni fatte di lei.
Ma è proprio vero che bisogno tener poco conto del giudizio degli altri!
Milena Milani è una donna bellissima, con un grande sorriso, gli occhi intensi e penetranti e una criniera di capelli selvaggi. La sua pelle abbronzata naturalmente mi dà di lei l’immagine di un’indiana, una sacerdotessa o una sciamana. Non dimostra minimamente la sua età:c’è da restare sbalorditi!
Mi accoglie cordiale, mi fa accomodare, mi offre da bere. Ride della maldestra scatola di cioccolatini che ho portato per lei:oltre molti libri ovviamente. Ma cosa si porta in regalo ad un’artista? Qualunque oggetto non apparirebbe banale e superfluo?
Lei ha la scrivania sommersa di quaderni, fogli, appunti. Sta revisionando le bozze del catalogo della fondazione da lei aperta a Savona, un museo d’arte contemporanea dedicato, come quasi tutti i suoi libri, al compagno scomparso, Carlo Cardazzo. E’ molto impegnata, lo vedo e lo so. Eppure mi dedica il suo tempo. Parliamo dei miei libri e dei suoi, le faccio molte domande. Ho bisogno di incontrare la sua ricca esperienza per trovare la forza di continuare la mia. Lei è generosa. A volte burbera sembrerebbe, capace di dare belle strigliate, ma poi sorride e si capisce che sa anche scherzare e prendersi in giro.
Ho portato tutti i suoi libri scovati nei mercatini e nelle librerie antiquarie, quelli che i grossi editori per misteriose ragioni non ristampano più, e lei me li dedica disegnando un fiore rosso accanto al suo nome, come di consueto. Io le ho portato il mio modesto romanzo “Come Bovary”, che però ha avuto la generosità di commentare in una breve prefazione.
Poi i discorsi proseguono e tracimano. Parliamo del quotidiano e delle mie aspirazioni, dei suoi numerosi impegni, della stanchezza, ma anche dell’energia con cui lei ancora continua a scrivere, a lavorare alle ceramiche giù nella fornace sulla strada, ad occuparsi della sua fondazione.
E parliamo di uomini, del passato, del presente; forse perché tra donne è così che succede: la vita si mescola al lavoro, all’arte, alle aspirazioni, e la differenza d’età svanisce come non esistesse. Passano due ore in due secondi.
Me ne vado carica di libri, veramente felice di questo incontro, e ricolma di energia. Come se Milena mi avesse trasmesso un po’ della sua determinazione, della sua forza, del suo entusiasmo, che dopo anni sembra intatto e trasparente come un diamante purissimo.
E naturalmente con due fotografie impresse sul rullino della mia macchina fotografica, che conservo gelosamente in ricordo di un pomeriggio speciale trascorso con una donna e artista davvero unica.
Spero di rivederla presto.

Alina Rizzi, marzo 2006

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