SILLABARIO DELLA DISTANZA
edizioni "Alla pasticceria del pesce"
marzo 2018
con 7 opere dell'autrice
IO SO
edizioni "Alla pasticceria del pesce" 2014
con 7 opere di Nadia Magnabosco
Lettura del 15 marzo 2016, Milano, Parlamento Europeo
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a Sylvia Plath |
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(recensione di Serena Scionti per il Corriere di Como, 11-2-2007)
Tu sei uno, dice l'ultima raccolta poetica di Alina Rizzi, corredata di sette collages dell'autrice. Inserita come 138 nella Collana dei numeri,
conferma Alina Rizzi quale poetessa d'amore
quotidiano, attenta alle dinamiche collettive del dialogo
fra uomo e donna, ma nel contempo all'unicità
delle relazioni: ogni incontro, per quanto fugace, è
«obliterato a fuoco nella carne». Nuovi
Ulisse e Calipso, gli amanti si rincorrono in un gioco
predatorio, dove spesso è l'uomo a fuggire e
la donna a invocarne il nostos.
Sempre sul punto di partire, il maschio ha
fretta, non ascolta i racconti di
Sheherazade, che a lui, viandante, si dedica
con lo spirito e il corpo, consacrando l'incontro
come eterno: Tu sei uno, «mi piace il
tuo corpo che non conosco», gioiosamente. Uno
ed unico, solitario incontro, eppure «perfetto
-fino al mattino./ Nulla ci siamo negati, neppure la
fiducia». Gli amanti non devono, come sventuratamente
fece Orfeo, voltarsi indietro per trattenere
ciò che è stato: dolore o gioia, bisogna
saper dire addio, e chiudere la porta che
«ora germoglia / e stilla rossa linfa».
INTERVISTA
1-Nella tua ultima pubblicazione,
Tu sei uno, parli d'amore, tema portante di tutti
i tuoi testi. Fra di essi, quale ti ha dato più
soddisfazione e notorietà?
Ho avuto notorietà dalla pubblicazione del romanzo Amare Leon (Borelli) che poi è diventato l'ultimo film di Tinto Brass: Monamour.
Ma ogni libro che scrivo mi dà
soddisfazione; ognuno di essi rispecchia un
periodo diverso della mia vita, che non
invalida i precedenti, ma a volte ne prende
le distanze. Io cambio, i miei libri cambiano.
Non credo ci sia incoerenza in questo.
2-Scrivere oggi: quali sono le difficoltà
per riuscire a veicolare le proprie parole? E quali,
nello specifico, le difficoltà per chi è
donna?
Le difficoltà di pubblicazione per uomini e
donne credo siano più o meno le stesse: per
fare arrivare il proprio dattiloscritto sul tavolo
di un editore vero ( cioè non uno stampatore,
“editore a pagamento") occorre conoscere
qualcuno che faccia una breve presentazione iniziale.
Non parlo di
una raccomandazione, ma di una semplice indicazione
affinché il testo venga visionato prima di
tutti quelli arretrati. Purtroppo siamo in tanti a
voler pubblicare e in pochi poi a comperare libri:
l'editore fa le sue scelte, che a volte tengono
conto più del lato commerciale
dell'operazione che della qualità
dell'opera. Ma è il marketing, no?
3- Perché si scrive? Quale necessità urge dentro?
Io scrivo perché non posso farne a meno, semplicemente.
Non credo ci sia altra ragione per scrivere. Non si
guadagna, si lavora molto senza mai potersi dire
arrivati da qualche parte, e ogni nuovo
libro pubblicato è una scommessa. Una
persona sana di mente coltiva altri
interessi e si guadagna da vivere con un lavoro più
redditizio. Ma uno scrittore "vero" non
credo abbia molte possibilità di scelta: scrive
per non morire.
4-Quali le gioie dello scrivere? Può la scrittura creare un circolo virtuoso tra scrittrici e lettrici?
4-Quali le gioie dello scrivere? Può la scrittura creare un circolo virtuoso tra scrittrici e lettrici?
Le gioie vengono quando riesci a completare un lavoro
e a sentire dentro che corrisponde a quello che volevi
dire. Poi ovviamente quando il libro incontra il
lettore e tu, ad una presentazione
pubblica, lo vedi annuire con la testa.
Oppure lo senti dire: "sa che anche io..." o
" è proprio quello che è capitato a
me...". Vuol dire che c'è stato un incontro
profondo, che la tua scrittura non si è
persa nel vuoto ma ha raggiunto l'altro. E'
soltanto questo il vero piacere.
5-Esiste, secondo te, una specificità della
scrittura/letteratura femminile? O si deve solo parlare
di buona e cattiva letteratura?
Donne e uomini sono diversi, fortunatamente. Perché
mai dovrebbero sentire e scrivere allo stesso modo?
Le donne non scrivono libri migliori, scrivono libri
diversi, e viceversa. Il fatto poi che le
donne abbiano avuto libero accesso
all'istruzione e alla cultura in tempo così
recenti, porta inevitabilmente ad un
eccesso di circolazione di libri maschili rispetto
a quelli femminili. Però mi chiedo: perché
gli uomini non sono curiosi di conoscere cosa le donne
si sono tenute dentro per tanti secoli? Non
considerano i loro pensieri degni di nota? O
temono la concorrenza?
6-So che svolgi un ruolo di divulgatrice culturale
al femminile: hai curato antologie, tieni un sito,
stai promuovendo un circolo culturale. Parlacene.
Apprezzo, studio e cerco di divulgare la scrittura
femminile il più possibile, proprio perché
fa parte della storia recente e ha bisogno di mezzi
per recuperare il tempo perduto. Le antologie femminili
servono ad offrire un panorama ampio e il
più completo possibile delle autrici
contemporanee. Il sito (www.segniesensi.it)
offre uno spazio di visibilità non solo
alla scrittura delle donne, ma anche all'arte,
moderna e passata. E' aperto a contributi e commenti,
ricco di interviste, recensioni, consigli di lettura
e approfondimenti su autrici del passato; vi si
trovano anche brani di testi ormai
esauriti o fuori catalogo. Il circolo, con
sede ad Erba, (direttore Antonella Arcuri e
vicedirettore Alina Rizzi) intende promuovere
le attività femminili in ambito culturale,
artistico, e sociale, allargando gli orizzonti anche
oltre la provincia. Ambisce ad un colloquio tra maschile
e femminile, che sia utile per un
riavvicinamento dei ruoli e uno scambio
profondo delle proprie potenzialità ed
esigenze.
7-Qual è il tuo rapporto con il territorio
di Como? Come valuti la situazione delle scrittrici
comasche?
Onestamente, il mio rapporto con il territorio è
di "amichevole distanza". Non credo ci si
possa sentire accolti da un'intera comunità,
non è necessario. E' già molto avere
il proprio pubblico, anche piccolo, ma attento. Non
ho contatti con le scrittici comasche, non ne conosco
se non superficialmente. Trattiamo temi diversi,
forse. Le mie amiche scrittrici stanno un
po' ovunque ma questo non mi crea grossi
problemi: non amo l'orizzonte ristretto
della provincia, mi piace lavorare con editori
diversi, guardare un po' più lontano.
8-Hai un bambino di tre anni. Credi che una donna
possa continuare a fare la scrittrice divenendo madre
o farebbe meglio a scegliere tra le due?
Tasto dolente. Sono convinta che una donna possa e
debba continuare a fare il proprio lavoro, se ci tiene,
pur avendo un figlio. Ma non si aspetti che sia
facile come si tenta di farle credere. Io
ho voluto mio figlio, occuparmi di lui
personalmente, e continuare a lavorare. Ma
ho pagato un prezzo alto, mi sono ammalata. Non
a causa di mio figlio, sia chiaro, bensì della
solitudine in cui viene lasciata una madre che non
è pronta ad immolarsi per la prole. Assenti
le istituzioni, assente la comprensione delle altre
donne, che pure sanno. Non a caso il mio
prossimo libro tratterà di questo
argomento: il lato oscuro della maternità,
tutto il non detto, la sofferenza sepolta
sotto il mito della famiglia del mulino
bianco. C'è tanta ipocrisia attorno a questo
tema: ma i risultati poi si vedono nelle pagine di
cronaca quotidiana.
9- Dunque il tuo prossimo libro inverte la rotta: dall'eros alla cronaca nera!
Sì, un bel salto, lo stesso che ho fatto io
da quella che ero dieci anni fa e quella che sono
oggi. Ma l'eros-passione continua ad essere un argomento
interessante per me, per cui vi faccio sovente
qualche incursione poetica.
10-Un'ultima riflessione da scrittrice: meglio la prosa o la poesia?
La prosa e la poesia sono linguaggi differenti. Preferisco
la prosa quando voglio raccontare una storia, fatti,
accadimenti. Scelgo la poesia quando il
linguaggio aspira a trasmettere
un'emozione, un momento ben circoscritto,
intenso, cristallizzabile in poche sillabe
E VENNE IL TEMPO
HIC ET NUNC
( Edizioni Pulcinoelefante, 2001)
All'interno un'opera dell'autrice
ORIENTE
( edizioni Pulcinoelefante, 2004)
per Ariel
Polena
del tempo le vele
spiegate in un mattino terso
conduci al sole.
FROM MOGADOR
(Dialogolibri, 2008)
edizione in 300 copie numerate a mano
E VENNE IL TEMPO
con 7 disegni di Maimuna Feroze-Na
( Edizioni "Alla Pasticceria del Pesce", Claudio Granaroli, 2010)
RICOSTRUZIONE DEL TEMPO VIOLATO
Ricostruzione del tempo violato.
Ricostruzione del Tempio violato
se il corpo è casa dell’anima
e crolla contorto
tra mani inguainate.
E rifare non è ricostruire:
ciò che è perso lo è per sempre.
Un succedaneo di carne e sangue
- plastica grammi 350 –
appaga il narcisismo estraneo
non cura il legittimo rimpianto.
Suture uniscono i lembi
- ferite che si rimarginano
cicatrici vanno sbiadendo –
certo non evitano la perdita costante
il lento gocciolio
di pensieri liquefatti
da poche cellule impazzite.
ARDERE SPARGENDO
( Edizioni Pulcinoelefante, 2003)
( Edizioni Pulcinoelefante, 2003)
ardere spargendo
le ceneri dei giorni non ancora avuti e poi sentire
che tutto torna (quasi una condanna
che sempre occorre tempo chiedendo di accettare |
HIC ET NUNC
( Edizioni Pulcinoelefante, 2001)
All'interno un'opera dell'autrice
Il tempo
è la mia croce:
un mare
e non sapere nuotare |
ORIENTE
( edizioni Pulcinoelefante, 2004)
per Ariel
del tempo le vele
spiegate in un mattino terso
conduci al sole.
FROM MOGADOR
(Dialogolibri, 2008)
edizione in 300 copie numerate a mano
Recensione di MARIELLA DE SANTIS (da LA MOSCA di Milano, n.19 - dicembre 2008)
La copertina di questa agile plaquette di haiku, è gialla come la luce meridiana che vince ogni intenzione di movimento nelle ore più calde del giorno, nei paesi del sud. E intorno alla luce sembra aver girato la parola poetica di Alina Rizzi, nel cercare di dire attraverso la forma dell’haiku solo l’indispensabile, di ritorno da un viaggio nel sole alla ricerca della propria luce interna, riparata dalla propria ombra in un gioco di opacità, bagliore e trasparenza: “Attendimi qui/luce del mio Sahara/tornerò viva”. Promessa e richiesta al contempo si ritrovano frequentemente nei versi di from Mogador, articolati nell’esilità dell’haiku che diventano piccoli granelli di sabbia sorprendentemente sparsi sul pavimento di casa, una volta disfatto il bagaglio. Alina Rizzi è autrice generosa, che affronta tematiche scottanti senza imbarazzi né compiacimenti e anche con questa piccola, luminosa pubblicazione, ci porta dentro un suo viaggio di esperienza e conoscenza nel quale molte donne possono ritrovarsi: “Quarant’anni/vita dopo vita ici/ ça recommence”. Mogador è l’estraneità con cui divenire familiari:”Mogador mente/abbaglio di luce/ so attendere/”; il cambiamento da accogliere: “Dipingere a/mente colori che si/ cancelleranno”, i sensi risvegliati: “Grida gabbiano/come noi nell’amore/qui ti ritrovo” e il progetto di sé che sa ricominciare: “Rosso ricamo/ un filo strappato/mi restituisce”. Leggere la plaquette di seguito, nell’ordine definito dall’autrice dà un senso di narrazione all’opera pur nel singulto ritmico del verso che permette visioni e libertà proprie della poesia, ma gli haiku hanno quale loro caratteristica proprio quella di poter essere ricordati e conservati come piccole illuminazioni nel buio. E questi di Alina Rizzi possono illuminare momenti del nostro quotidiano con la luce e le promesse del deserto che l’autrice ha saputo trasformare in dono. Questa opera conferma la cifra personale di quest’autrice e animatrice di iniziative culturali spessissimo con risvolti solidali, ma soprattutto, si inserisce in un lavoro di scrittura costante, paziente che merita d’essere ulteriormente conosciuto.
Recensione di MANRICO ZOLI (dalla rivista Dialogo, luglio 2008)
Di Alina, da diversi anni amica di Dialogo, ci sarebbe molto da dire e ci riserveremo in altra sede di approfondirne le qualità: la forte personalità, le molteplici attività di scrittrice di romanzi, di saggi e di guide pratiche e, in quanto animatrice di laboratori ed eventi , la lodevole e ferma volontà di riscatto di un energico coté femminile spesso trascurato e a volte volutamente osteggiato. Per ora, in questa pagina dedicata alle recensioni, ci limitiamo all’ambito poesia e quindi non possiamo non citare e consigliare ai nostri lettori le precedenti raccolte di versi di Alina edite da Lietocolle, Pulcinoelefante e per Dialogolibri “Il frutto sillabato”. L’etichetta di scrittrice erotica , dopo il fortunato romanzo “Amare Leon” da cui Tinto Brass ha preso spunto per un film, risulta troppo riduttiva rispetto agli interessi molteplici dell’autrice. La Rizzi , dopo un proficuo percorso di maturazione, è giunta a un concetto di amore molto più complesso, dove la carnalità ed il desiderio non si esauriscono in ambiti materiali, ma rispecchiano quel conflitto dell’animo umano esistente, e Saffo ne è la prima e lontana testimone, tra corporeità e desiderio di andare oltre, istanza che vede la poesia quale mezzo espressivo il più congeniale, non per sciogliere il contrasto ma per nobilitarlo letterariamente. In “From Mogador” l’autrice riporta le forti sensazioni vissute durante un viaggio e si serve di un genere poetico l’haiku forse , non ne siamo certi, anche perchè in Marocco vi sono importanti scuole in cui si insegnano le tecniche per comporre poesia servendosi di questa antica e nobile forma espressiva, creata in Giappone nel secolo XVII. L’haiku ha per soggetto scene sintetiche ed intense che si ispirano alla natura e alle emozioni che nascono istantanee nell’animo degli autori. Nelle composizioni di Alina è presente il paesaggio di Mogador ossia dell’attuale Essaouira:
“Vento che sfida/bianca questa città/un vivo rifugio” “Sopra gli scogli/bastioni sentinella/del tempo nostro” e nell’efficacia di certi versi non possiamo tralasciare di andare col pensiero al grande regista Orson Welles che, a sua volta affascinato dal paesaggio di Mogador, ne fece il set per il suo capolavoro Othello in cui la macchina da presa indugia con insistenza lungo le mura caratterizzate da un biancore abbacinante esaltato ulteriormente dalla scelta del bianco e nero. “Fiero abbaglio/candida cittadella/aprimi ancora” Ma la forte personalità di Alina non poteva limitarsi alla sola descrizione del paesaggio ed infatti irrompono i sentimenti forti, una certa carnalità, una sorta di amore al femminile: ”Grida gabbiano/come noi nell’amore/qui ti ritrovo” “Ti desidero/arabeschi fioriti/ per le tue mani "Chiuse nel vento/ora prendimi le mani/circonferenze” Ed infine l’elevarsi del tono poetico che rende il senso della solitudine, della finitezza umana di fronte ai grandi spazi dai quali coraggiosamente rinasce una speranza mai sopita: “Percorro voci/la tua oltre catene/non solo sabbia” “Quarant’anni /vita dopo vita ici/ ça recommence" Per riagganciarci al discorso introduttivo, anche i versi della Rizzi ricchi di suggestioni e di immagini istantanee, lasciano molti spazi alla fantasia ricettiva dei lettori , di quei lettori che cercano proprio nella poesia la possibilità di completare di persona e di arricchire ciò che i poeti danno come spunto e punto di partenza.
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