rossofuoco
(Lietocolle, 2002)
ALINA RIZZI, LA POETESSA DALLA PAROLA DI FUOCO
CHE CANTA LA PASSIONE EROTICA
di Lorenzo Scandroglio
( “Lombardia Oggi” – 16 febbraio 2003)
Alina Rizzi, comasca di Erba, è autrice completa, versata
nella prosa (ha pubblicato il libro di racconti “Ritratti” e i romanzi “Amare
Leon” e “Donne di cuori”) e nella poesia (recentemente è uscita, per i tipi di
Lietocollelibri, la raccolta “Rossofuoco” che sarà presentata , insieme al
libro di Mariella Mischi “Seme della metamorfosi”, alla libreria Voltiana di
Como sabato 1 marzo).
Per scoprire il volto di una poetessa dalla parola
incendiaria che intreccia passione ed erotismo (“…come un tamburo sotto la
pelle/un battito ostinato dove/ pulsa il sangue e si posano quei baci/tu
soltanto in un magma alla deriva/delirio delle ossa mia passione/tu canto e
redenzione/le unghie nella carne/i denti affonda - no parole”) alle
palpitazione del cuore, alla levità dell’anima e a echi orfici (“torna al tuo
tempo senza/voltarti/ritrova convinto la bonaccia/che amasti/ricuci gli strappi
nei giorni/che ho avuto/non pentirti”), le abbiamo fatto alcune domande.
Qual è l’identikit di Alina Rizzi autrice e “figlia”
di Anais Nin o di Emily Dickinson?
“Se devo dire la verità, considero Emily Dickinson
un’antesignana nei confronti della Nin. Ho appena terminato di scrivere un
monologo su Emily Dickinson evidenziando la passionalità visionaria, la forza,
la trasgressione che trasuda dalle sue poesie e dalle sue lettere. Anais Nin,
forse, più che una grande scrittrice è stata una grande donna, capace di
trasformare la sua vita in un romanzo, un po’ come Sibilla Aleramo in Italia. E
comunque, poiché io non mi considero una scrittrice erotica, ho tra i miei miti
autrici di più ampio respiro: Margherite Duras, Clarice Lispector, Dacia
Maraini”.
Colore dell’anima: bianco, rosso o noir?
“La mia anima è
senz’altro rossa”.
Qual è la sua idea di femminilità oggi? E come si
declina questa idea nella scrittura?
“La femminilità oggi è rara e preziosa. Le donne hanno
troppa voglia di recuperare il tempo perduto chiuse tra quattro mura, e per
poterlo fare sono disposte a tutto: anche a mascherarsi da ciniche, anche ad
assumere atteggiamenti maschili che non corrispondono al loro intimo sentire.
Credo tutto ciò sia comprensibile, ma pericoloso: le donne sono molto diverse
dagli uomini, a mio modesto parere addirittura migliori, dunque farebbero bene
a conservare le loro qualità e caratteristiche e a costruire un modo nuovo,
personalissimo, di stare al mondo. Adattarsi a stereotipati modelli di donna
trasgressiva, sidinibita, rampante non la considero una grande conquista. Tutto
questo, nella scrittura, significa scrivere “da donne” non “da uomini”.
Trattare gli argomenti che stanno a cuore senza piegarsi alle mode e alle leggi
di mercato, nella convinzione che essere donne sia una fortuna non una
disgrazia. E dunque essere solidali, sostenersi, promuovere il lavoro delle
altre. Il mio sito vuole servire a questo: a creare un punto d’incontro tra
donne che scrivono, che si stimano, che non invidiano il mondo maschile.”
Da quando e perché la sua parola, poetica e
narrativa, si accompagna all’eros?
“L’eros va e viene nei miei testi, è soggetto a flussi e
riflussi. A volte sono più interessata all’argomento, altre volte meno e dunque
mi occupo d’altro. Non è l’eros il filo conduttore dei miei testi, ma la
passione. E nella passione non entrano in gioco solo l’incontro dei corpi e il
desiderio, ma anche emozioni, sogni, fantasie, dolore, furia, pazzia. Scrivo di
ciò che mi affascina, di ciò che conosco, di ciò che sogno. E sempre per
necessità. Un libro che non nasce da un bisogno profondo, secondo me, non può
essere un buon libro.
Della poesia contemporanea cosa pensa? Quali sono i
suoi debiti letterari?
Detesto le
correnti, le mode, i circoli letterari. Scelgo gli autori personalmente,
incontrandoli quasi sempre per caso e li amo appassionatamente, intimamente,
leggendo tutto ciò che hanno scritto, comprese lettere, diari, biografie. Posso
dire però di ritrovarmi molto nella poesia confessional degli anni Settanta: Anne
Sexton, Adreinne Rich, Erica Jong, Sylvia Plath. Una poesia che nasce da una
esigenza profonda di dire, a volte senza troppe metafore.
E dei Fedeli d’amore cosa dice? E di dante? Troppo
metafisico?
L’unica fedeltà in cui credo è quella verso se stessi. Tutto
è lecito se corrisponde a un’esigenza interiore autentica.
E delle streghe?Adoro le streghe, soprattutto quelle lunatiche, incoerenti
e piene di idee. Le mie migliori amiche, in un moo nell’altro, sono delle
streghe: non cantano nei cori, ma hanno voci stupende.”
LO STRUMENTO DELLA POESIA PER CAPIRE LE INCERTEZZE DEL
CUORE:
SENTIMENTI ED EMOZIONI IN “ROSSOFUOCO” DI ALINA RIZZI
di Malisa Longo
( Il Secolo – 11 agosto 2002)
“Da anni si cerca la ragione della
passione e la sua non ragione. Niente è più illogico di una “vocazione” che può
essere anche puramente spirituale. Si parla di passione, di fuoco per la
poesia, per la lirica, sono tutte passioni – cose che bruciano dentro e che a
volte al poeta costano la vita.”
Questa è una piccola parte della
bellissima prefazione che Alda Merini, la nostra più grande poetessa
contemporanea, ha scritto per il libro “Rossofuoco” di Alina Rizzi edito da
Lietocollelibri.
Giornalista e scrittrice Alina Rizzi, dopo
una raccolta di brevi racconti, “Ritratti”, esordisce con successo nella
letteratura erotica, col romanzo “Amare Leon”, per poi continuare nello stesso
genere con “Donne di cuori”. Ma ben presto scopre che la poesia è la sua vera
passione, la sua vera “vocazione”, come ha scritto Alda Merini.
Dopo alcune esperienze poetiche in
antologie e riviste e nelle edizioni Pulcinoelefante, la Rizzi approda a
“Rossofuoco”, un elegante libricino di poesie, dove l’amore e l’erotismo si
intrecciano in una fusione di emozioni estreme. Un raffinato gioco che avvolge
i sensi e incornicia i sentimenti. Scrittrice di razza, la Rizzi affronta la
poesia come una sfida, ma poi si lascia travolgere da lei. Come se la poesia
fosse il mezzo per scavare dentro alle incertezze dell’essere. Un mezzo per
lasciarsi andare a dubbi e domande a volte senza risposta. Desideri nascosti,
acquarelli sfumati di ricordi che affiorano come un fuoco che brucia
lentamente, ravvivato dal vento della passione. Un “Rossofuoco” che lacera il
pensiero come questi versi: “ sei tu che sfiori il cuore/ con la punta delle
dita/ con le labbra soltanto/ in principio ad ogni giorno?”
Visione, miraggio o sogno? O l’incosciente
assoluto di chi ama, felice di amare?
“Mi butto senza rete/ appesa a un AMO/ con
le ali stese/ a planare chiara e/ luminosa”
E poi strega stregata in un mare profondo:
“ perché possa naufragare/ dove l’ardore spiega le/ vele e nel buio i
singhiozzi/ assomigliano a un canto”
Un canto dell’anima dove annegare la
passione del corpo, celarne i tormenti, l’inquietudine: “lontani ogni volta/ il
mio corpo si ribella/ non può crede all’assenza/ nel silenzio con le mani/ ti
pretende”.
Ansie e momenti di abbandono di innamorati
che si cercano e poi si perdono, senza perché. Nostalgie sopite, desideri,
illusioni e delusioni che impregnano il pensiero: “ a lei che accoglie il tuo
sonno/ quietato/ a lei che spoglia il tuo silenzio/ deluso”.
Sofferenza e dolore, lacerazione,
struggimento: “amore/ dentro le ferite mi bruci/ i giorni che non so
sciogliere/ dalle spire di quel pianto”.
Il libro di Alina Rizzi è tutto questo: un
sensuale viaggio nei meandri dei sentimenti. Versi ispirati, parole che
scivolano leggere ma trafiggono la coscienza del poeta, come un diario segreto
sospeso nel tempo.
Nell’introduzione di “Rossofuoco” Alda
Merini conclude: “Ecco allora che la sensualità è il vero trionfo della follia,
perché l’amore è razio. E, dopotutto, i grandi amori vogliono anche la rinuncia
d’amore.”
Una verità che Alina Rizzi ha colto in
tutta la sua essenza, con quella “razio” che induce al rispetto, come dimostra
la scelta del verso di chiusura di “Rossofuoco”, un malinconico omaggio alla
poetessa americana Anne Sexton, tratto da “Al mio amante che torna da sua
moglie”.
“Diciamocelo, sono stata di passaggio./ Un
lusso. Una scialuppa rosso fuoco nella cala.”
di Vincenzo Guarracino
(Corriere di Como, 22 luglio 2002)
Quattro
libri, quattro storie diverse, quattro modi di vivere il proprio tempo. Sono
storie di donne in poesia, parole che evocano fin dal titolo una disposizione e
una condizione. (…) Un’esperienza diversa è invece in “Rossofuoco” (Lietocollelibri, Faloppio 2002)
di Alina Rizzi ,
giornalista e narratrice erbose già nota per racconti e romanzi. Un’esperienza
che rivendica programmaticamente il diritto di essere riconosciuta per la sua
forza contagiosa e coinvolgente, incendiaria. E’ l’amore a renderla tale,
vissuto con l’energia di cui è capace una donna e che sa tradursi nella
straripante sintassi di un dire interminabile e avvolgente, evocando con
metafore streganti e suggestive uan presenza amat acon cui fondersi e
confondersi. “ Dentro il fondo del bicchiere/nelle nebbie sazie di un casto
medicamento/ naufragare spalancata/ ai venti che non scuotono/ alle onde che
non afferrano/ per consegnarmi impavida/ al delirio delle mani”.
Il
destino di questa poesia è di vivere nei suoi istanti, nella “atomizzazione”
del sentimento, centellinato verso per verso, parola per parole, come un dono
di sé promesso e perdutamente rinnovato nei giorni…
di Pietro Berra
(La Provincia, 11
giugno 2002)
“Scrittrice, punto”. Così vorrebbe essere definita
l’erbese Alina Rizzi ,
cassando l’aggettivo “erotica”, che il successo del suo primo romanzo (“Amare
Leon”, tre ristampe nella collana “Pizzo Nero” di Borelli editore e diritti
cinematografici acquistati da Tinto Brass)
le ha impresso come un marchio. Anche poetessa, visto che dopo un
secondo romanzo (“Donne di cuori” 2001) e un libro di racconti (“Ritratti”
presentato al recente Salone di Torino) , ha appena pubblicato una raccolta di
liriche, “Rossofuoco”, da Lietocollelibri di Faloppio. Poesie che bruciano di
passione (“la sensualità è il vero trionfo della follia”, sottolinea Alda
Merini nella nota introduttiva), ma non concedono nulla al voyeurismo dei
lettori: il corpo, in questi testi, è una porta che conduce dritto all’anima.
Il gusto per la parola e il suo suono, per un concatenamento di versi che
spezza le emozioni e riserva spesso sorprese nel finale, denota la familiarità
dell’autrice con la poesia e le sue tecniche. Non a caso, prima di arrivare
alla silloge d’esordio, la Rizzi ha pubblicato su riviste e nelle raffinate
plaquette di Pulcinoelefante. Inoltre ha curato l’edizione 2002 de “Il segreto
delle fragole”, agenda poetica di Lietocollelibri, in cui i mesi sono scandite
dalle liriche di importanti autori contemporanei.
Gioca con il suo personaggio Alina Rizzi , ma non vuole
diventare un fenomeno da baraccone, perciò ha rifiutato inviti a Canale 5 e La 7. Se non si ritiene una
scrittrice erotica perché non spiazza tutti con un romanzo storico o un giallo?
“Perché a me piace scandagliare i sentimenti più profondi delle persone –
risponde -, soprattutto delle donne. E amore ed erotismo, checchè se ne dica,
occupano un bello spazio nella vita.”
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