LA DANZA MATTA, poesie 2000-2010
(Ismecalibri, 2011)
Solo da una “danza matta”, che inceda quasi a occhi chiusi seguendo le
orme invisibili dell’anima, possono nascere parole forti ed impreviste
per dire ciò che è al di là del dicibile: “Bacio che si scopre/ Amore - /
appartenersi nella carne / che non conosce/ Parole”. Una danza che, in
versi ora incalzanti, ora distesi, coglie la “pausa minerale” di chi
“ama in un momento/ istinto perfetto/ di solitaria duplice pienezza/…
dentro le...
Dal "Corriere di Como" - 1 marzo 2012
POESIE SENZA VELI
Solo
da una “danza matta”, che inceda quasi a occhi chiusi seguendo le orme
invisibili dell’anima, possono nascere parole forti ed impreviste per
dire ciò che è al di là del dicibile: “Bacio che si scopre/ Amore - /
appartenersi nella carne / che non conosce/ Parole”. Una
danza che, in versi ora incalzanti, ora distesi, coglie la “pausa
minerale” di chi “ama in un momento/ istinto perfetto/ di solitaria
duplice pienezza/… dentro le stanze invase/ da rumori ostili/ da
ferraglie chiuse” e canta “la carne il grido/ il tempo liquefatto” quando
“nella stanza del calore/ lenti i movimenti/ raccolgono riannodano/ con
gesto infinito/ l’estuario sanguigno l’intreccio/ che si rivela.” Di
questa pasta tenera e drammatica, estratta ancora incandescente dalla
forgiatura del vivere ma anche rappresa in forma consistente e
definitiva, sono le poesie pubblicate nel libro “La danza matta” di
Alina Rizzi, edito da Ismecalibri, composte nell’arco di un decennio,
dal 2000 al 2010. L’autrice ha pubblicato i romanzi “Amare Leon” – da cui il regista Tinto Brass ha tratto il film Monamour
-, “Passione sospesa”, “Come Bovary”. “Donne di cuori” e gestisce il
sito www.segniesensi.it, dedicato alla scrittura e all’arte al
femminile. Tra le numerose raccolte poetiche, ricordiamo quelle
recentemente pubblicate Tu sei uno, Poete di-versi, From Mogador, E venne il tempo.
La serie di versi Il mantra dell’attesa
mette a nudo la sete della passione amorosa fra vitalità e distruzione,
così che “ dopo i marosi e le spinte/ dell’impeto incosciente”
galleggiano frammenti di solitudine e si fanno “cani randagi i giorni
lunghi a venire”.
Nelle poesie raccolte sotto il titolo di Orsa Maggiore,
l’abbraccio materno è invocato come “nicchia di neve… uno spazio
rotondo / per le ossa pesanti”, mentre il germogliare dell’esistenza è
un crudo e rilucente nascere ”nella terra rossa intrisa/ mensilmente
caduca/ da cui germino i miei rami torti/ svezzati dall’arsura e dal
silenzio/ forti per il cielo/ pronti per la vita.”
La
Bellagio degli anni ’70 è lo scenario di “riti lacustri/ ogni domenica
in fuga/ … il lago sotto il sole/ un battello pomeridiano/ la noia
sfatta dei rientri”.
Un altro paesaggio, quello di Marine cipriote,
celebra invece un desiderio che lascia “impronte appaiate” sullo sfondo
di un mare senza tempo: “… cedo al rischio delle onde/ nella verde gola
incuneata/ dal profilo scosceso: il tuo desiderio./… Ecco il mio
mediterraneo/ la tua zattera un letto.”
Nei versi che danno il titolo alla raccolta, La danza matta,
il tempo, inesorabile sfondo di ogni figura, di ogni orizzonte, fa
udire “dentro la bolla musicale/ il ticchettio delle stagioni –
dall’inverno al calore/ dal buio alla forma” e il suo ritmo risuona
dentro il corpo stesso: “Batte batte il tempo nelle vene/ i palmi
premuti le tempie martella”, fino al “riversarsi caldo fluire/ dentro le
anse del giorno/ colmate a sera.”
Ma nelle Lettere dall’ombra,
scritte in ricordo della poetessa Mariella Mischi, “esile Ofelia
offesa”, il tempo si fa culla di ricordi e affetti e rievoca la
comune“danza di lettere appuntite”, mentre in Baby blues
vita e scrittura sembrano prendere respiro oltre il tempo che scorre:
“Impasto i giorni e la carne/ le parole nei canti/ … Ora scrivo/ un
libro respirante/ senza punteggiatura/ in lingua universale.”
Giuliana Panzericon la goirnalista Katia Trinka |
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