“ Si scrive ciò che si sente e si vive. Si scrive con tutto il proprio essere. E’ la sola maniera di essere onesti, di essere se stessi”.

Ivy Compton-Burnett

AMARE LEON, romanzo




AMARE LEON 
di Alina Rizzi (Rusconi Libri, 2010) 

"19 novembre Steso sopra di me, col viso schiacciato nell'incavo della mia spalla, si affanna in un ritmo serrato. Di tanto in tanto alza il capo e mi fissa, ansimando, senza dire una sola parola, senza un gemito, senza un sospiro. Pare concentrato, attento, eppure, lontanissimo da me e da ciò che io provo. Per questo, tenendo gli occhi chiusi, mi faccio bastare l'odore eccitante del suo corpo..."

AMARE LEON
(Pizzo Nero Borelli, settembre 2005)
da cui il regista TINTO BRASS ha tratto il suo ultimo film:
MONAMOUR



 
LA SCRITTRICE CHE HA ISPIRATO TINTO BRASS
( dal settimanale Donna Moderna, 9 novembre 2005)
intervista di Severino Colombo

Alina Rizzi voleva parlare di passioni forti ed è finita per raccontare storie erotiche. Una è diventata addirittura un film. Ma lei non si è montata la testa. Continua a scrivere, a leggere e a curare il suo sito Internet: un salotto virtuale in cui si discute di letteratura femminile. Perchè le donne - dice -descrivono la vita con una lucidità speciale.
"Non sono io, non è la mia storia" . E' l'unica premessa che fa Alina Rizzi, 38 anni, di Castelmarte (Como), autrice del romanzo erotico Amare Leon (ed. Borelli). Il libro racconta l'insoddisfazione di una moglie che, attraverso l'adulterio, scopre i suoi desideri più intimi. E ha ispirato al regista Tinto Brass il suo nuovo film, Monamour.
La domanda è d'obbligo: cosa l'ha spinta a scrivere di erotismo?
"Era il mio primo libro, sette anni fa. Volevo descrivere passioni travolgenti. Non ho deciso a priori che sarebbe stato erotico, è venuto da sè".
Da allora, però, è cominciato il valzer delle etichette : pornoscrittrice, Anais Nin della Brianza. La mettono a disagio queste definizioni?
"Un po' sì. Ma mi importa poco di cosa pensa il mio vicino. Scrivere di eros non è nulla di male!".
Cosa, del suo libro, ha stuzzicato un maestro dell'eros come Tinto Brass?
"Mi ha raccontato di avere letto il mio libro per caso, in aereo, e di averlo trovato (parola sua) eccitante. Così ha comprato i diritti. L'ho saputo dai giornali. Purtroppo l'ho conosciuto quando aveva terminato le riprese, mi sarebbe piaciuto seguire come lavora. Magari la prossima volta. Ho visto, in anteprima, alcuni spezzoni del film: non ha tradito lo spirito del romanzo".
Ci si immagina che una scrittrice erotica abbia una vita speciale, magari un po' "piccante"...
"Ho una vita normalissima, glielo assicuro. Ho un marito e un figlio di due anni. Con il mio senso pratico, mando avanti la casa. Ma lo confesso: non sono una casalinga modello. I lavori domestici non li sopporto e in cucina sono una frana. Cerco di organizzarmi per avere un po' di tempo per me".
E come lo spende?
" Leggo. Di solito romanzi scritti da donne; amo Marguerite Duras e, tra le italiane, Dacia Maraini e Barbara Alberti. Poi scrivo, ovviamente, collaboro con case editrici e riviste letterarie. Scrivo la sera e ogni volta che mio figlio sta con la nonna, la zia o il papà. E mi dedico al sito Internet che ho creato sulla scrittura femminile".
Si chiama www.segniesensi.it. Di cosa si parla su questo sito?
" E' un po' un salotto letterario virtuale, dove si possono lasciare poesie, racconti, impressioni di lettura. Io segnalo incontri o consiglio mostre. Ci sono profili di scrittrici, interviste a poetesse, i contributi di giovani autrici".
Perchè questa passione per la scrittura al femminile?
"Trovo che le donne abbiano una diversa sensibilità nel descrivere i sentimenti più intimi oltre a una rara capicità di concentrarsi sugli aspetti meno evidenti della quotidianità. Spesso è una questione di toni, di sfumature e attenzione ai particolari. Le donne sanno guardare alle cose della vita con severa lucidità. Questo mi piace".
E se suo figlio, una volta cresciuto, volesse leggere Amare Leon?
" Mi auguro davvero che lo legga e mi faccia delle domande. Non è un romanzo indecente, solo scomodo. Perchè racconta senza mezzi termini le fantasie di una donna come tante, stanca di non essere guardata con interesse dal proprio compagno. E' un libro che può dire molto anche a un uomo".

Libreria Einaudi, Como. Con la giornalista Katia Trinka.

DAL BLOG DEL SITO WWW.PIZZONERO.COM
19.07.2006
la bussola di Alina Rizzi
Anaïs Nin: mi pare davvero di impazzire se penso di dover trascorrere anche un solo giorno senza scrivere. Che cosa significa la parola scrittura per te?
Condivido pienamente il pensiero della Nin. La scrittura è fondamentale
per me: è la mia ancora, la mia bussola, la mia rotta. Scrivere significa
mantenere i contatti con me stessa e col mondo.
Scrivere significa trovare un senso ai giorni, creando un ponte con
l'esterno, con gli altri.
Non potrei mai farlo solo per me stessa, senza misurarmi con il
lettore, non avrebbe senso.
Nella scrittura cerco conforto e condivisione, tento di creare un
linguaggio in cui possa riconoscermi attraverso la partecipazione di chi legge.
Tu sei essenzialmente artista, che scelga una tela grande come
quella della narrativa o piccola quale la poesia. Hai la capacità di
accattivarti il lettore mediante il nudo sentimento.
Come riesci a colpire sempre nel segno? Svelaci almeno uno dei tuoi segreti.
Non lo so se e come riesco ad accattivarmi il lettore. Mi auguro
semplicemente di trasmettere qualcosa della mia esperienza che possa
essere condiviso, dando voce a pensieri, dubbi, dolori, speranze che sono universali perché appartengono alla maggior parte delle persone.
Non scrivo libri che riguardano fatti eccezionali: racconto la quotidianità dei sentimenti, descrivo la realtà che ci accomuna, cercando la bellezza e il dramma che si celano dentro la banalità dei giorni.
Mario Pomilio affermava che è necessario lavorare all'infinitosulle parole, per incarnarle nelle situazioni e nei fatti che esprimono.
Accetteresti la sfida di un editore che ti proponesse di scrivere un libro e, dopo averlo terminato, di lavorare ancora sulle parole per almeno altri due anni prima di vederlo pubblicato?
 No. Primo perché non so scrivere libri su commissione, secondo perché
quando un libro è concluso dentro di me è improbabile che torni a lavorarci sopra.
Accetterei consigli e suggerimenti, valuterei modifiche possibili e poi
consegnerei una versione per me definitiva. I libri costruiti in società
con l'editore e i suoi collaboratori non sono libri: sono prodotti editoriali.
La tua produzione letteraria è vasta e altrettanto varia.
Qual è tra le storie che hai partorito quella alla quale ti senti più
legata?
Sono legata a tutte perché ognuna rappresenta un periodo della mia vita e un progetto specifico. Non saprei scegliere, stanno tutte sullo stesso piano per me e si mescolano secondo gli umori del momento. Ma il libro a cui tengo di più è sempre quello che devo ancora scrivere.
L'autrice libanese Hoda Barakat sostiene la non appartenenza a
nulla dello scrittore, che non è né maschio né femmina ed è maschio e femmina mentre scrive. E tu cosa pensi al riguardo: esiste una reale differenza tra la narrativa femminile e quella maschile?
E' un argomento spinoso, si potrebbe stare a discuterne per ore e trovare motivazioni buone per rispondere sì oppure per rispondere no. Io parto dal fatto, indiscutibile, che uomini e donne sono diversi, e anche quando fanno la stessa cosa la fanno portando con sé il proprio personale bagaglio di esperienza umana, che è inevitabilmente differente. Dunque la scrittura non può che essere diversa se l'autore è uomo o donna. Non tanto nello stile quanto nell'approccio e nello scopo.
Per le donne la scrittura è un atto liberatorio e libertario talmente
recente che non può essere paragonato all'esperienza maschile.
E poi, c'è poco da teorizzare nel mio caso: si tratta di una preferenza
personale e del tutto istintiva. Io amo la scritture delle donne perché in
quella scrittura ritrovo qualcosa di me. E quindi mi appassiona, mi
intriga, mi incuriosisce, mi consola, mi illumina. Alla scrittura maschile sono semplicemente meno interessata, sentendola più distante e distratta, pur con le dovute eccezioni.
Intervista di Andrea X



SEBBEN CHE SON DONNE
di Franca Rossi
("MAXIM" dicembre 1998) 
Hanno sconfitto un tabù e invaso un territorio considerato da secoli solo maschile. Perché ora scrivono di sesso anche loro, con entusiasmo e competenza.
"La letteratura erotica, già brutta di suo quando è di mano maschile, precipita ancora più in basso (diventando ancora più scocciante, seriosa, triste, monotona, deprimente) quando a produrla è un'autrice…"
Così si è espresso recentemente il critico letterario Antonio D'Orrico, e così commenta per noi la sua frase Alina Rizzi che ha pubblicato con Pizzo Nero "Amare Leon" (158 pagg. L.15.000), storia molto esplicita di amplessi a volontà. E che conferma che i libri erotici sono noiosi quando la ripetizione dell'atto sessuale è fine a se stessa, non riesce a diventare un momento necessario alla storia. Ma questo vale per le donne come per gli uomini.
C'è differenza fra la maniera di scrivere di sesso delle donne e quella degli uomini?
"Per forza. Tutti i libri di donne risentono del loro particolare angolo visivo, anche se magari l'argomento trattato è lo stesso."
Questo significa che li dovrebbero leggere soprattutto le donne?
"No, per niente, anzi gli uomini imparerebbero un sacco di cose. Se leggessero un po' della nostra pornografia non potrebbero poi più dire: "Ma le donne, chi le capisce!"
Hai detto pornografia. Non erotismo?
"E' la stessa cosa. Sono d'accordo con Woody Allen quando dice che pornografia è l'erotismo degli altri."
E che per le donne la parola sia uno strumento potente lo dimostra anche il successo del sito Internet di Francesca Ferreri Luna (ma non è il suo vero nome): se digitate www.progettoxe.com/ffluna/ non trovate immagini di bellone discinti. Ma solo parole eccitanti, situazioni ambigue: una spinta alla sensualità tutta di testa, che mette in gioco anzitutto la fantasia. New entry del filone hard, infine, negli USA, la figlia di Erica Jong, Molly, diciannovenne, che fino a qualche anno fa non aveva il permesso di leggere "Paura di volare", il romanzo da educande con cui la sua mamma aveva scandalizzato l'america degli anni Sessanta.

Le tre edizioni






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