“ Si scrive ciò che si sente e si vive. Si scrive con tutto il proprio essere. E’ la sola maniera di essere onesti, di essere se stessi”.

Ivy Compton-Burnett

domenica 30 giugno 2013

POESIA INDIANA CONTEMPORANEA


Tempo fa, trovandomi in Marocco, ho chiesto a qualche libraio ber fornito se potevo avere un’antologia di poesia femminile che raggruppasse autrici del luogo. I librai, gentilmente, mi hanno sorriso, scuotendo la testa.
- Non abbiamo antologie femminili- mi hanno detto.
- Bene, allora antologie poetiche a cui abbiano partecipato anche delle donne- ho risposto.
Di nuovo quel sorrisetto che mi ha fatto sentire una povera ingenua e, nel contempo, una gran rabbia.
- Le donne non pubblicano poesie qui,- hanno precisato in modo naturale.
Mi sono chiesta se mi stessero prendendo in giro. Era davvero possibile che non avessero poesia femminile in lingua? E a che scopo, però, negarmela? Rinunciavano ad una vendita sicura.
Non ho avuto modo, sul posto, di verificare se mi dicessero la verità.
E sarei lieta se qualcuno avesse notizie in merito.
Nel frattempo, tornata in Italia, ho avuto in dono da un’artista pakistana, ora cara amica, un libro di poesia femminile indiana, che vi consiglio vivamente.
Il titolo è “L’india dell’anima” a cura di Andrea Sirotti, editrice Le Lettere, anno 2000.
Specifico che si tratta di poesia indiana in lingua inglese tradotta in italiano.
Forse la poesia in lingua indiana non occupa lo stesso spazio, neppure in India.

Dall’introduzione di Andrea Sirotti.
La poesia delle donne indiane- ma forse lo stesso concetto può essere esteso ad altre letterature nazionali – sembra caratterizzata da una grande onestà e schiettezza. La posizione di forza di chi, tradizionalmente vittima e costretta al silenzio, trova ora i mezzi per raccontare anni di soprusi, di prevaricazioni, anni in cui per parlare occorreva l’autorizzazione da parte di un maschio della famiglia. La poesia femminile privilegia da sempre il privato, i toni confessionali, ma nei casi migliori lo fa rispecchiando l’universalità di una condizione femminile, assolvendo in pieno al dettato secondo cui “il personale è politico”. Scrivere di se stesse, dei propri ricordi, della propria memoria familiare e culturale, delle proprie esperienze di vita è per queste poetesse farsi interpreti di una condizione universale, di un’esigenza di generazione, di identità culturale e di gender.
(………………)
Le poetesse qui selezionate sono accomunate soltanto dalla nascita nel subcontinente indiano o dal fatto di rappresentare, pur nelle loro marcate specificità e differenze, alcuni aspetti peculiari della cultura indiana, soprattutto nel suo confronto con l’occidente o con la tradizione autoctona. (……)

PICCOLA SCELTA DI POESIA INDIANA

I vermi

Al tramonto, sulla riva del fiume, Krishna
l’amò per l’ultima volta e se ne andò…
Quella notte, tra le braccia del marito, Radha si sentì
così morta che lui chiese, “Che hai?
Ti dispiace se ti bacio, amore? E lei disse,
“No, per niente”, ma pensò, “Che importa
al cadavere del morso dei vermi?”
(di Kamala Das)

Bipede
Ora che mi hai colpito
devo ritoccarmi la bocca
e sorridere tranquilla
oppure non sorridere affatto,
ma in qualche modo mostrare
che sono nobile, non vile.
E il cane, dentro,
che guaisce
così pietosamente,
e che vorrebbe leccarti le mani
(si sente così caduto in disgrazia)
quel cane dev’essere zittito
prima che il suo ululato
tradisca sventura.
Ma sono io quel cane.
Sono stata io a urlare,
Io che sono stata ferita.
Che ho sentito il dolore.
E sono io
Che ho disprezzato me stessa.

(di Suniti Namjoshi)

Proprietà
Dentro di me c’è un nocciolo
come quello che cerca
di riempire il mango.
Dentro c’è l’essenza
di un altro continente.
Temo che qualcuno me lo tolga-
ma come sarebbe
meglio
prenderlo tra le braccia
e scappar via con lui!
(di Moniza Alvi)

Pensieri di una donna Pakistana in una prigione inglese
E’ vero, sono più felice di prima.
Qui per la prima volta so che sono me stessa,
non la figlia di questo, o la moglie di quell’altro.
Il mio crimine? Non avevo scelta.
Questo non l’hanno capito.
I miei pensieri
svolazzano come uccelli per la mia cella,
quasi quasi scivolano via dalle sbarre.
Grazie a dio, non sono
uccelli asiatici, o uccelli inglesi.
Di notte conto tutte quelle penne lucenti.
Questa penna è la mia volontà.
Questa penna è il mio diritto.
(di Moniza Alvi)

IL POSTO DI UNA DONNA
Devi stare attenta alla bocca, soprattutto
se sei una donna. Un sorriso
va soffocato con l’orlo del sari.
Nessuno deve vedere la tua serenità incrinata,
neppure dalla gioia.
Se ogni tanto hai bisogno di urlare, fallo
da sola, ma di fronte a uno specchio
dove puoi vedere la forma strana che prende la bocca
prima che la strofini via.
( di Imtiaz Dharker )
 

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