“ Si scrive ciò che si sente e si vive. Si scrive con tutto il proprio essere. E’ la sola maniera di essere onesti, di essere se stessi”.

Ivy Compton-Burnett

venerdì 24 aprile 2015

MEMORIE DI CARTA


" Mio marito é disperato e a volte urla che non ne può più. Ci sono dei giorni che mi dimentico persino di preparare da mangiare perchè sono lì che scrivo e scrivo... Lui mi dice: "Ma si può sapere che cos'hai di così importante da scrivere?" Ho cercato di spiegargli che questo é il mio modo per tenere insieme la vita, per non perdere i fatti che mi succedono, per non dimenticare, ma lui fa fatica a capire. Che cos'é un essere umano senza la sua memoria? Un involucro di carne e ossa e sangue, un'eterna immanenza, un continuo presente che non ha radici."

"E perchè vuoi ricordarti di quei giorni terribili?" mi chiede mia figlia minore. Come faccio a spiegarle che questo é l'unico modo per sapere che sono esistita anch'io? Che ho superato giorni terribili, come dice lei, e che sono ancora qui. E che non li voglio più vivere giorni così, né per me nè per le mie figlie e i miei nipoti e che solo ricordando potrò insegnare loro qualcosa."


"Più e elencavo tutte le cose che avevo (una bella famiglia, un bravo marito, dei bravi figli, una bella casa...), più mi sentivo un totale fallimento. E stare a letto mi pareva l'unica cosa possibile. Ma adesso non sto più così: sono allegra, piena di voglia di fare. Solo non posso pensare di vivere senza il mio diario."

Dal racconto "MEMORIE DI CARTA" di Barbara Garlaschelli, nella bellissima antologia NON E' UN PAESE PER DONNE a cura di Carmen Pellegrino e Cristina Zagaria

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