“ Si scrive ciò che si sente e si vive. Si scrive con tutto il proprio essere. E’ la sola maniera di essere onesti, di essere se stessi”.

Ivy Compton-Burnett

martedì 25 giugno 2013

FLOR GARDUNO, fotografa


FLOR GARDUÑO:
UNA MAGICA FEMMINILITA'

Donne coperte di calle bianche, di rose o di margherite.Donne col volto nascosto da un velo nero oppure da una testa di pesce. Corpi nudi che sbucano da una grande foglia o tra le piume di un pavone reale. Le fotografie di FLOR GARDUÑO (Città del Messico, 1957) artista di fama mondiale che vive appena oltre il confine italiano, tra Stabio (Svizzera) e Tepoztlan (Messico), ci restituiscono un'immagine femminile magica e terragna, circondata da una natura intensa e silenziosa, ma anche dall'uomo nei suoi simboli classici (la spada, il corvo nero, il serpente). Un lavoro ricco e appassionato quello raccolto nel volume intitolato "FLOR" (Peliti Associati, Roma), che racchiude le immagini scattate negli ultimi dieci anni dall'artista messicana, la quale ha esposto in oltre trentacinque musei ed è presente nelle più prestigiose collezioni di New York, Los Angeles, e Zurigo.







Nel volume "FLOR" ha fotografato soltanto figure femminili: bambine, ragazze, donne in gravidanza. Come mai questa scelta?
La femminilità è un tema che mi sta a cuore e che avevo già affrontato in precedenza, anche se non così approfonditamente. Poi dieci anni fa ho deciso di diventare madre e per ragioni pratiche ho dovuto ridurre i miei viaggi di lavoro, gli spostamenti all'estero. Ho colto l'occasione per approfondire questo argomento affascinante, scegliendo le modelle tra le mie amiche. Era importante che avessi una profonda intimità con queste donne e che riconoscessi in loro una storia personale, un passato, così che, davanti all'obiettivo non fossero soltanto senza vestiti, ma davvero spogliate e potessero trasmettere molto di ciò che sono interiormente.
Nelle sue immagini alcuni oggetti sono ricorrenti: la gabbia, il velo nero che nasconde il viso di una donna o l'intero corpo, una crinolina che sembra trattenere i movimenti. Fanno pensare ad una donna che non può muoversi o svelarsi liberamente. E' questo ciò che ha notato nelle donne di oggi, una limitazione dei movimenti?
A livello simbolico, le strutture che ho creato per le fotografie, vogliono rappresentare le limitazioni entro cui, tutt'oggi, la donna si muove, soprattutto in campo professionale. Ma anche le vie di fuga che comunque esistono come possibilità reali: i grandi seni che escono dalla costrizione dell'abito con le stecche simbolizzano un forte desiderio di sfuggire al controllo.
Donne spogliate dicevamo, riprese accanto a foglie, animali, fiori, sassi, su uno sfondo buio che le isola da qualunque contesto sociale o temporale e che sembrano voler rappresentare la femminilità nella sua essenza, una femminilità ancorata alla terra e alla natura,alla semplicità del corpo. Crede che le donne moderne, quelle europee piuttosto che quelle americane, stiano vivendo un'esigenza di questo genere?
Io non mi pongo il problema di rappresentare donne di un paese piuttosto che di un altro. Le amiche fotografate vengono da ogni parte del mondo e in esse si sono ritrovate molte di quelle donne, giovani o vecchie, che hanno assistito alle mie mostre, sia in Messico, che in Italia o in America. Credo che le mie immagini, per alcuni più oniriche per altri più classiche, possano rappresentare un femminino senza confini, universale.
Si sta vivendo un momento di grande attenzione per l'arte messicana, per Frida Kahlo in particolare, che dipingeva anch'ella i propri visionari autoritratti circondata da fiori, foglie e animali vari. Che cosa ne pensa?
Frida Khalo noi non l'abbiamo riscoperta, per noi c'è sempre stata. E' all'estero che se ne parla tanto solo adesso. Anche nell'arte esistono le mode, purtroppo, e allora si tende a paragonare un'artista ad un altro con insistenza, anche quando le differenze sono notevoli.
Io per esempio sono stata assistente di Manuel Bravo, che ha fotografato molte agavi. In Messico, ogni volta che qualcuno fotografa un'agave viene giudicato un imitatore di Bravo: è un atteggiamento ingiusto e mortificante per un'artista.
Nel volume "FLOR" ha fotografato diverse donne incinte, che appaiono piene di serenità, di calma e anche di sensualità, trasmettendo un'immagine molto affascinante della maternità, in netto contrasto con il luogo comune secondo il quale una donna, per poter occuparsi della propria arte, deve rinunciare alla famiglia e ai figli. Significa che le due esperienze sono diventate conciliabili, nel ventunesimo secolo?
Io credo di sì. La grande gioia che mi ha dato questo lavoro è proprio rappresentata dal fatto che non ho dovuto rinunciare a nulla: né alla mia arte né alla maternità. Ho avuto due figli nel lasso di tempo in cui ho portato avanti questo progetto ed è stata un'esperienza così coinvolgente che mi ha arricchito moltissimo anche a livello professionale. Non dico che sia stato facile, ma il risultato mi ha pienamente soddisfatta.
La mostra FLOR di Flor Garduño, nel corso del prossimo anno, verrà trasferita in diverse città italiane, in Germania e negli U.S.A.

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